LA VITA | LE OPERE | SAGGI | BIBLIOGRAFIA | ELENCO MOSTRE
vai alla sezione…
LA SEDE | ATTIVITÀ E NOTIZIE | ARCHIVIAZIONE DELLE OPERE
vai alla sezione…
“Abitavano in una camera d’affitto in via Flaminia e dipingevano come potevano, in quel piccolo spazio” (Piero Dorazio).
“L’arte deve essere meccanica […] avere un procedimento meccanico […] oppure deve essere sempre un gesto nuovo e imprevedibile della coscienza?” (Antonio Sanfilippo).
Un ricordo di Dorazio, relativo al tempo primo di Carla Accardi e Antonio Sanfilippo a Roma; e una domanda, che Sanfilippo si pose esplicitamente solo a metà degli anni Sessanta, ma il cui carico d’ansia svela la tensione ideale che era stata di entrambi quando, dieci anni avanti, nasceva la loro maturità.
Avevano militato, anch’essi, nelle file dei giovani di Forma; e come i compagni di strada s’erano dati a riscoprire le fonti ai loro occhi essenziali dell’avventura moderna. All’esperienza comune d’area neocubista, Accardi aveva forse aggiunto una sua particolare attenzione a Prampolini, Sanfilippo una nozione più intera della pittura d’immediato dopoguerra di de Staël: ma in modo né per l’una né per l’altro determinante a connotarne la pittura.